martedì 8 novembre 2011

In the name of God, mind your own business

Da oggi si naviga a vista, mare quanto mai incerto. Crolla, non crolla. Elezioni, governo tecnico. Questione di giorni, forse ore, dicono ai giornali.
Che si sia arrivati ad un punto morto mi sembra evidente, come pure che questo governo abbia una grossa parte di responsabilità in tutto questo. Che il Presidente debba lasciare, "fare un passo indietro" come amano dire in questi giorni, è palese. Darò per scontate certe considerazioni.
Il punto è un altro. NON deve lasciare perchè lo chiede il Financial Times (versione Sole 24 Ore). NON deve lasciare perchè i mercati godono e l'indice di Piazza Affari sale euforicamente appena Ferrara o Bechis annunciano le "imminenti" dimissioni. Se qualcosa cambia oggi, dovrà esserlo perchè i cittadini l'hanno chiesto e voluto. Altrimenti significa che accecati da anni di antiberlusconismo siamo pronti a svenderci al migliore offerente, "tutto purchè vada a casa".
Invece credo che sia importante ristabilire un senso delle proporzioni. Che un giornale anglosassone faccia titoli contro il Governo non è cosa nuova. L'Economist negli ultimi due anni è uscito in edicola diverse volte col Presidente in prima pagina. Come anche il Guardian. E' normale, fa parte del senso di superiorità britannico pontificare di altrui contesti. E' la democrazia, è il diritto di cronaca. Dovremmo avere noi il buon senso di prendere certi articoli per quello che sono, non brandirli religiosamente come una verità rivelata. Ce lo immaginiamo un inglese a stracciarsi le vesti per le dimissioni di David Cameron, mentre in mano sventola una copia del Sole 24 Ore? Inconcepibile, forse comico. In Italia no.
E' una situazione diversa, si dirà. Il Financial Times è un giornale istituzionale, di un certo spessore. Ricordo che FT è il portavoce di quel mondo dell'alta finanza, degli speculatori e dei banchieri, contro cui fino a ieri migliaia di persone sono scese in piazza. E' l'emblema di quell'ambiente.
E questo mi porta all'altro aspetto. Ma veramente possiamo dire "Ecco, i mercati condannano Berlusconi, se ne deve andare"? E' positivo che si adotti a giustificazione di dimissioni l'andamento del Mibtel? Che si resti appesi alle quotazioni di Borsa per sentirci confortati nella nostra opinione? Ma me ne frego. Io, cittadino, chiedo che lasci il timone. Non i mercati, non un giornale inglese. Non nascondiamoci dietro queste argomentazioni. Per una volta assumiamoci le nostre responsabilità a testa alta. 

8 commenti:

  1. Concordo con la lettura che hai fatto. Concordo sul fatto che Berlusconi se deve fare un passo indietro lo deve, principalmente, perchè sono gli italiani a chiederlo ed eventualmente perchè non ha fatto quello che avrebbe dovuto in questi anni di governo. Però non c'è dubbio che lo spread schizzato alle stelle e il rischio di giungere al fallimento come la Grecia finiscano comunque, inevitabilmente, per avere un ruolo importante e decisivo. La politica avrebbe dovuto prevenire tutto questo non avrebbe dovuto portarci in questa condizione, avrebbe dovuto migliorare i propri conti e mettersi al riparo da certi rischi. Se non è stata capace di farlo è inevitabile ritrovarsi ora in balia dei mercati e dei giudizi altrui. Dovevamo metterci al riparo prima da tutto questo...! Si doveva essere lungimiranti. Così non è stato. La verità è che tutta la nostra classe politica a dimostrato di non essere capace di governare, e di operare riforme giuste, necessarie e anche faticose. Ed è questo che mi spaventa di più, temo che ad oggi non ci sia nessuno in Italia in grado di fare tutto questo. Per assurdo non c'è dubbio che ora mi sentirei più rassicurato e rappresentato da un tecnico piuttosto che da un politico. E' sbagliato lo so...ma con il fallimento potenzialmente così vicino tutto si complica e si acuisce. Da giovane sono decisamente preoccupato...! Abbiamo bisogno di un bravo timoniere...per navigare nel bel mezzo di questa tempesta e in questa "decadenza" come dice ripetutamente Fossati nel suo ultimo album. Arriverà?

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  2. Non lo so Marco, sono ansie messianiche che temo (ma spero di sbagliarmi) saranno deluse. Arriverà qualcuno a salvarci? Sarebbe meglio che scegliessimo noi qualcuno, piuttosto che attendere l'intervento di un tecnico esterno, una specie di riformatore illuminato. Monti è preparato, ha tutte le carte in regola per sistemare la situazione. Ma chi l'ha votato?
    Sinceramente preferirei elezioni entro Gennaio. Almeno avremmo liste e coalizioni chiare, ma soprattutto programmi di riforme sul tavolo, che potremmo valutare e votare.Sarebbe la cosa più limpida, non vedo perchè non dovrebbe recuperare la credibilità davanti ai mercati come è successo in Spagna.
    Invece un governo tecnico mi sa di solito compromesso all'italiana. Ho la pessima sensazione che i politici lo vogliano per 2 motivi:
    - nessuno vuole mettere la faccia su certe riforme così dure, e in questo modo se ne laverebbero tutti le mani.
    - tanti, tantissimi hanno paura di perdere la poltrona.
    Boh, con un governo tecnico ci avviamo ad avere una "maggioranza di larghe intese" che dipende da partitini, dai Casini,i Miccichè, gli Scilipoti, i frondisti...

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  3. Anche se rischio di andare un po' Off-Topic volevo sottolineare 2 problemi:
    - Le elezioni anticipate a Gennaio/Febbraio ci farebbero perdere molto tempo prezioso. Si inizierebbe con una campagna elettorale infinita, i politici inizierebbero le lunghe tournee in giro per l'Italia e non ci sarebbero piú riforme fino almeno ad Aprile 2012. Lo sappiamo come vanno queste cose... Inoltre chi ci garantisce un governo con un'ampia maggioranza dopo le nuove elezioni? Nessun partito, allo stato attuale, gode di un sostegno popolare ampio. Secondo me ci ritroveremmo con una grande coalizione di centrosinistra piena di opportunisti pronti a fare il "salto" in qualsiasi momento.
    - D'altro canto sono contrario anche ad un governo tecnico, formato da persone che non ho votato. Tuttavia puó attuare un paio di riforme, sufficienti a stabilizzare i mercati per un po' e permetterci di galleggiare fino alle prossime elezioni.
    È una situazione molto difficile e di sicuro non ho le competenze per definire la soluzione migliore.
    Comunque bel post!

    Michele

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. No, ancora non siamo OT. Non so, la situazione è davvero intrecciata. Però comincio a pensare che le elezioni immediate non siano la cosa migliore e infatti condivido in pieno le tue osservazioni. Rimarrebbe sempre possibile l'ipotesi di un governo di coalizione sotto Monti che attui le riforme indispensabili fino a nuove elezioni nella primavera 2012. Sarebbe un compromesso interessante, ci farebbe superare la tempesta, darebbe tempo ai partiti di riorganizzarsi (Pd tempo per capire che intenzioni hanno, al Pdl per valutare se riescono ancora a tenersi insieme) ma soprattutto ci eviterebbe di aspettare fino al 2013 per altre elezioni. Detto questo è seccante vedere come Casini ora voglia fare la prima donna della situazione, pensare che tutto dipenda dai suoi mi irrita...
    Riguardo Monti spezzo una lancia. A leggere la sua storia:
    - è uno con gli attributi, che porta avanti le decisioni necessarie (quando era in Commissione UE con delega antritust ha sanzionato Microsoft ed è andato contro General Electrics)
    - è un europeista convinto
    - di economia ne sa di più di questi http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/259397/nobile-economia-e-parlamentari.html
    Ma è pur sempre un tecnico, uno esterno.

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  6. Mi colpisce molto la tua analisi! Siamo noi italiani a dover scegliere la nostra strada, noi conosciamo la situazione del paese in cui viviamo sicuramente meglio di un giornale americano, inglese o quello che sia

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