1°postulato: ogni flusso d'opinioni di proporzioni evidenti e sufficienti a certificarlo come posizione comune, genera un spinta contraria di asserzioni opposte, che fondano la loro implicita autorevolezza non sulla validità del contenuto, ma sul semplice status di idee alternative.
Chiamateli radical, chiamateli alternativi. A volte, semplicemente troll. Giornalisti in cerca dell'articolo bomba, twitteri ansiosi di essere sulla cresta dell'onda, utenti che mal sopportano di "omologarsi". In sè non è qualcosa di biasimabile, anzi proprio l'esistenza di posizioni contrapposte è il succo della dialettica. Serve un' antitesi anche per l'affermazione più autoevidente se si vuole raggiungere una nuova sintesi. "It's the democracy, stupid" mi si dirà, il pluralismo sale della democrazia. Ma essere consapevoli del fenomeno può aiutare a discernere e a non osannare l'alternativo di turno, solo per il semplice fatto di essere tale. Il rischio è di avallare un movimento di contro-opinione sterile, ripetitivo e vacuo, esattamente come il flusso mainstream che si vuole condannare.
Scendo nel caso specifico.
Il capitano Schettino diventa la preda della comunità internauta nel giro di un paio di giorni. E dalli al vigliacco, al pauroso, all'irresponsabile. Si genera un' ondata di indignazione così subitanea e travolgente, da affogare chiunque faccia login a Fb e dia una scrollata alla bacheca. Succede, spesso, nei Social Networks. Una valanga di commenti, di gruppi improvvisati, di tweet e hashtag talmente nauseante, da creare un irrefrenabile desiderio di andare contro. Perdendo però di vista il fatto che è una posizione quanto meno ovvia: non si può sostenere che "Ehhh, vorrei vedere te al suo posto...la paura fa brutti scherzi...siamo tutti in fondo un po' Schettino...facile dire da casa che è un vigliacco". No.
Lo stesso discorso vale per De Falco. Dopo il pavido serve l'eroe. Qualsiasi nucleo sociale si ciba di determinati topos. Se l'onta generata da tanta vigliaccheria era forte, era normale aspettarsi che avremmo accolto la prima figura positiva che si fosse presentata. Vuoi per l'indignazione del momento, vuoi per il disorientamento e la necessità di punti fermi, la registrazione della
conversazione non poteva che fare presa. E forse si è esagerato ad acclamare eroe questo bravo funzionario della Capitaneria di Porto di Livorno. Ma ha senso domandarsi come fanno
Gramellini su La Stampa o
Merlo su Repubblica se Schettino avrebbe fatto lo stesso, fosse stato al posto del capitano? Ha senso disquisire sul grado di eroismo o su chi dei soggetti coinvolti (batterista, commissario di bordo, etc) meriti o meno la medaglia? No. Sono esercizi di stile che lasciano il tempo che trovano. Dubbi che i cronisti americani non si sono minimamente posti riguardo
"Sully", il pilota dell'Hudson. Eppure, si poteva applicare lo stesso malevolo ragionamento: ammarando l'aereo tra le due rive del fiume newyorkese Sullenberger non aveva fatto nulla di più del suo dovere di pilota. L'aveva fatto bene, ma cosa c'era di eroico?
Invece pensateci. Al Giglio c'era un colosso del mare sprofondato davanti alla costa in piena notte, 4000 persone in preda al panico, la macchina dei soccorsi completamente allo sbando. Arrivavano già le note d'agenzia sui primi morti. In una situazione tutt'altro che semplice De Falco ha svolto il suo compito con eccellente professionalità, portando avanti il suo dovere fino in fondo e mostrando un piglio e una forza di carattere notevole (se ci si attiene a quanto finora è emerso dalla cronaca). C'è un pizzico di eroismo in questo, quell'eroismo che il nostro mondo disilluso può ancora permettere. L'eroismo della quotidianità. Quello che a maggior ragione dovremmo esaltare ora che abbiamo disperato bisogno di modelli di riferimento. Volete eroi senza macchia? Cercateli al cinema. Non nel mondo reale. Per rispondere a Gramellini: sì, chiunque faccia "semplicemente" il proprio dovere è un eroe. Io resto dell'opinione di Wallace:
"Il vero eroismo siete voi, soli, nello spazio di lavoro che vi hanno assegnato. Il vero eroismo sono i minuti, le ore, le settimane, gli anni e anni di esercizio di probità e attenzione silenzioso, meticoloso coscienzioso, senza nessuno che veda o acclami. Questo è il mondo. Soltanto voi e il lavoro, alla vostra scrivania"
"Sventurato il paese che non desidera eroi" mi verrebbe da dire. E non me ne voglia Brecht.