"Caro giovane disoccupato, oppure lavoratore, e quindi sicuramente precario. Caro giovane di sinistra, o di destra, o di nessuno, o del migliore offerente."
Bastano le prime due righe per intuire che il resto della lettura non sarà esaltante. E' l'inizio di un articolo apparso su l'Unità il 27 Dicembre, "Lettera a un giovane sedotto dall'ichinismo", a firma di Leonardo. Il tono falsamente comprensivo e paternale dissimula a malapena delle velenose frecciate al senatore del Pd. L'ultima palesemente esplicita.
"Io resto scettico, ma è Ichino l'esperto.
E lui sta pur tranquillo che non lo licenzia nessuno."
Che detta così non significa nulla, pura demagogia. Sufficiente però a passare un doppio messaggio. Da una parte la critica infantile contro l'esperto, il saputello che pretende di capire tutto. Come quando Bonanni dà della "maestrina" al Ministro Fornero. "In fondo non deve poi essere tanto esperto se non capisce le ovvietà che scrivo" sembra dire Leonardo. "Dunque è in malafede."

Dall'altro lato la critica ancora più bassa. "La fa facile lui a parlare, ha il posto fisso. Non gliene frega nulla dei lavoratori precari".
Finito l'articolo rimane la sensazione che lui, Leonardo, delle proposte di riforma in discussione sappia ben poco, che non si sia informato granchè. Non c'è accenno concreto a modifiche legislative. Non c'è nessun riferimento. Anzi, alcune affermazioni sono evidentemente false. E la conferma di quest'impressione arriva con la risposta, questa sì nel merito della discussione, del diretto interessato, Ichino. Merita una lettura.
Su tutto resta una piacevole consapevolezza. Un odore stantio esala dalle parole del giornalista. Non basta il timido accenno a Facebook per rendere contemporaneo un articolo che è terribilmente vecchio. Perchè la forma vale poco, davanti a questa misera sostanza. Un linguaggio di un tempo morto e sepolto: la retorica del nemico, del noi lavoratori buoni contro i cattivi legislatori, corrotti e legati a doppio filo con le imprese. Ma basta.
Che lo vogliamo o no, riforme vanno fatte. Torniamo a discuterne.
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